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EMIGRATI E IMMIGRATI DELLA SARDEGNA

Farnesina: Presentato "Italiani in Belgio"

14.02.2018 - “Bruxelles è un posto che non ti dice mai di no”, comincia con questa frase la presentazione avvenuta oggi, martedì 13 febbraio presso la sala Aldo Moro della Farnesina, del libro e web documentary “Italiani del Belgio”, di Lorenzo Colantoni e Riccardo Venturi.
A pronunciarla un ex minatore ripreso sui luoghi in cui ha lavorato per una vita. Nei suoi occhi il ricordo, forse la nostalgia per una giovinezza spesa nel ventre della terra. Il video proietta immagini di vita quotidiana: c’è un mercante di diamanti, un’artista circense, un professionista in giacca e cravatta. Italiani. Italiani del Belgio. “Quella raccontata in questo progetto – dice il Luigi Maria Vignali, direttore generale Italiani all’Estero e Politiche Migratorie del Maeci – non è solo una storia di riscatto e sviluppo della comunità italiana. È la storia di una continuità di rapporti nel cuore dell’Europa. È una storia della costruzione stessa dell’Europa”.
Espansione di un primo lavoro pubblicato nel 2016, “Italians and the Uk”, “Italiani del Belgio” s’inserisce in un più ampio progetto che mira a raccontare gli italiani in Europa, progetto che vede il patrocinio attivo non solo del Maeci, di cui Vignali si fa illustre portavoce di fronte a una sala gremita, ma anche di due istituzioni prestigiose quali l’Archivio diaristico nazionale, rappresentato dal moderatore dell’incontro, Nicola Maranesi, che ha supportato i due autori nel difficile reperimento delle fonti documentali, e National Geographic Italia, rappresentato dal direttore Marco Cattaneo.
I due autori, il giovane Lorenzo Colantoni, autore dei testi, e Riccardo Venturi, fotografo di fama internazionale che ha curato l’aspetto grafico e multimediale, hanno dato vita a un prodotto poliedrico, a metà tra l’inchiesta giornalistica e il lavoro prettamente storico. Il loro merito è senza dubbio quello di aver non solo recuperato le testimonianze del passato, di quelle ondate migratorie dimenticate (parliamo ad esempio di quella che seguì la fine della Prima guerra mondiale), ma soprattutto di aver registrato, ad uso delle future generazioni, le voci di chi si rende protagonista oggi di un movimento migratorio in continua evoluzione.
I numeri parlano chiaro: 270mila italiani si trovano oggi in Belgio, rappresentando una delle comunità più grandi. L’ondata principale è stata quella degli anni ’50, a seguito degli accordi commerciali tra i due paesi per sopperire alla mancanza di manodopera nelle miniere belghe, quando 220 mila italiani s’insediarono in seno a una popolazione che, all’epoca, non superava gli 8 milioni di abitanti.
Presente all’incontro anche la portavoce di Birgit Stevens, ministro consigliere dell’Ambasciata del Regno del Belgio in Italia, trattenuta da impegni istituzionali, che ha tuttavia voluto mandare il suo messaggio di ringraziamento ai due autori per un lavoro degno di lode, che si fa espressione tangibile degli stretti rapporti tra Italia e Belgio che, come ricorda il ministro, affondano le radici nel Rinascimento.
La parola passa poi ai due autori. Per primo, Lorenzo Colantoni racconta come sia nato questo progetto e come, lentamente, abbia preso forma, fino a diventare qualcosa che all’inizio non si sarebbe aspettato: “L’idea era quella di limitarsi a raccontare la nuova emigrazione verso l’Inghilterra. Poi con Riccardo [Venturi] abbiamo ragionato e abbiamo capito che non c’è divisione tra vecchia e nuova emigrazione, ma continuità. E abbiamo deciso di raccontarla. Soprattutto, abbiamo deciso di raccontare il contributo degli italiani nella costruzione dell’Europa”. Parlando della scelta delle storie da raccontare tra le centinaia raccolte, sempre Colantoni rimarca un aspetto importante: “Abbiamo cercato un filo conduttore tra vecchia e nuova emigrazione, ma non solo quella che ha coinvolto gli italiani. Il filo conduttore c’è anche con il movimento migratorio che oggi interessa i popoli dell’Africa e del Medioriente. Un esempio su tutti: il quartiere tristemente famoso di Molenbeek, quello da dove sono partiti i terroristi degli attacchi di Parigi. Ecco, quel quartiere nasce come quartiere-ghetto degli italiani. Ancora oggi ci sono connazionali che, appresa sulla propria pelle la lezione, cercano di favorire l’integrazione di questi nuovi immigrati, al di là di pregiudizi e stereotipi”. Pregiudizi e stereotipi di cui gli stessi italiani sono stati vittime in passato, per altro.
Anche Riccardo Venturi parla di come abbia vissuto la nascita di questo progetto: “All’inizio mi sono chiesto: io cosa c’entro con l’Europa? Ho sempre fatto reportage di guerra, mi sono mosso tra Africa, Afghanistan, non mi sono mai occupato di Europa se non come viaggiatore. Ma poi mi è tornato in mente il mio primo lavoro giovanile, quando mi sono occupato dell’emigrazione senegalese a Roma, alla fine degli anni Ottanta. Ecco, questo progetto mi è parso un ritorno alle origini. “Italiani del Belgio” e, più dettagliatamente “Italiani d’Europa” è innanzi tutto una riflessione sul mio essere italiano, ma anche un riconoscimento a tutti quei connazionali che sono emigrati e che ancora lo fanno. Per tutto il lavoro che hanno svolto, spesso con fatica. È una riflessione su cosa sia il concetto di “straniero”. Qualcosa di molto flessibile, su cui bisognerebbe spesso interrogarsi. Questo libro e questo web documentary aiutano a tenere a mente ciò che siamo stati e che siamo tuttora”.
In conclusione, prende ancora parola Luigi Maria Vignali, che ringrazia i presenti e annuncia l’imminente ampliamento del progetto con “Italiani in Germania”. (gianluca zanella/aise)
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