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EMIGRATI E IMMIGRATI DELLA SARDEGNA

Biella - Ragazzi sardi e biellesi nella grande avventura di "Non si s-Budelli l'Italia"

04.01.2019 - Il nostro vivere contemporaneo necessita sempre più di quella che un antropologo di livello come Marco Aime ha definito «una convivenza civile che non sia solo una coesistenza». Davanti al ripetersi di fatti e di eventi negativi raccontati dai mass-media e dalle cronache quotidiane, infatti, antropologi, sociologi, politologi e attori del mondo educativo segnalano l’impellente bisogno di creare fondamenta comuni che costituiscano la base per una nuova società, capace di ricomprendere le differenze e le diversità in ogni campo, trasformandole in ricchezza in una realtà sempre più articolata e sfaccettata.
La “convivenza civile” costituisce un obiettivo ed una meta in continuo divenire, raggiungibile in diversi modi e talora attraverso processi lunghi e complessi, ma non impossibili: tra questi una concreta ed effettiva educazione civica alla cittadinanza comune, ad un senso di appartenenza ad una comunità condivisa, che si costruisce a partire dall’infanzia, nella famiglia e nella scuola.
La recente esperienza dei ragazzi della Scuola Media di Mosso (BI) – raccontata da ultimo nella recente pubblicazione “La grande avventura di Non si s-Budelli l’Italia. Un progetto di cittadinanza attiva e cura dei beni comuni” – ne costituisce un emblematico esempio. Giovanissimi, guidati dai loro insegnanti e sostenuti dalle loro famiglie, hanno vissuto il biennio 2016-2017 impegnandosi in prima persona in un’impresa di salvaguardia della piccola isola di Budelli, nell’arcipelago della Maddalena. Facendo ciò, si sono resi protagonisti e costruttori del vivere civile in quanto, come ricorda il loro prof. Giuseppe Paschetto, «è giusto che anche gli studenti facciano la loro parte in quanto depositari del futuro del Paese».
Un’azione concreta e partecipata di ampio respiro, tanto più notevole se si pensa al costante dibattito contemporaneo sui cd. “beni comuni”, teorizzati da figure di rilievo internazionale, tra i quali l’ormai scomparso giurista Stefano Rodotà ed il premio Nobel 2009 Elinor Ostrom. Ugo Mattei, nel libro “Beni comuni. Un manifesto”, pensando all’ambiente ed all’ecologia, ha focalizzato l’attenzione «sull’impegno e la responsabilità di ciascuno nel raggiungimento dell’interesse di lungo periodo di tutti», onde incentivare «il perseguimento di una logica transnazionale e transgenerazionale» quale riconquista di spazi pubblici democratici, fondati sulla qualità dei rapporti e non sulla quantità dell’accumulo.
In queste dinamiche tangibili ruoli individuali e collettivi di cittadinanza si palesano necessari ed operativi a prescindere dal requisito anagrafico. Non a caso la Presidenza della Repubblica ha istituito dal 2010 gli Alfieri della Repubblica, un attestato d’onore volto a premiare ogni anno un numero massimo di 30 giovani minorenni – cittadini italiani, anche residenti all’estero, e cittadini stranieri residenti, che siano nati nel nostro Paese o abbiano frequentato con profitto le scuole italiane per almeno 5 anni – che, per comportamento o per attitudini, abbiano rappresentato un modello di “buon cittadino”, distinguendosi nello studio, in attività culturali, scientifiche, artistiche, sportive, nel volontariato oppure compiendo atti o adottando comportamenti ispirati a senso civico, altruismo e solidarietà.
Eleonora Cavagna di Camandona (BI) – padre Biellese e madre originaria di Nulvi (Sassari) – in rappresentanza dei suoi compagni di Mosso, ha ricevuto al Quirinale tale riconoscimento il 12 Marzo 2018, in quanto «Lungo questo percorso di cittadinanza attiva, si è particolarmente distinta per passione e competenze in una campagna di microfinanziamento che ha raggiunto notevoli traguardi e ha rafforzato la consapevolezza del valore dell’isola di Budelli per l’intero Paese». In analogia anche alcuni giovani Sardi dell’Isola sono stati nominati Alfieri della Repubblica Italiana: tra gli stessi, sempre nell’ambito ecologico-ambientalista, Giovanni Atzeni, di Sassari, attivo da quando aveva 11 anni nella piantumazione, da solo, di oltre 400 alberi e anima in Sardegna dell’associazione ambientalista “Plant for the Planet”.
In queste esperienze l’educazione civica si è fatta azione e relazione nell’ottica del senso della comunità. Perché, come ancora ricorda Aime, «la cultura non è solo nozionismo o regole astratte: imparare significa anche sapere chi si è, qual è il nostro posto nel mondo e quale quello degli altri».

Gianni Cilloco

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